GIOCANDA

29.01.2020 19:16

 

Giocand'Arte è un progetto rivolto ai bambini dell'infanzia per le scuole per creare un'alleanza scuola - terzo settore sociale necessaria per favorire la crescita di adulti migliori di noi.

Lunedi - Mercoledi e Venerdi

IL TAPPETO DI IQBAL

PUNTO LUCE DI BARRA DI SAVE THE CHILDREN 

IC 68 RODINO DI NAPOLI

Benessere

 

La “pedagogia del benessere” è fondata sul convincimento che attraverso l’implementazione di particolari relazioni educative sia possibile aiutare i bambini a generare comportamenti ed atteggiamenti positivi e proattivi nei riguardi della vita e del proprio benessere esistenziale. Alla base di tale prospettiva s’innesta un concetto di salute fortemente intriso di significato sociale per cui qualsiasi programma di accoglienza, assistenza, cura, terapia e trattamenti educativi, volto al mantenimento della salute e al perseguimento del benessere psico-fisico dell’individuo, dovrebbe prevedere un’attenzione peculiare alla dimensione socio-relazionale. In altre parole si rende necessario pensare alla persona in senso solistico, poiché lo stato di benessere è determinato da un articolato intreccio di fattori che richiedono una presa in carico globale del soggetto.

  Per questo motivo è utile pervenire ad un concetto ecosistemico di salute, sulla scia della teoria ecologica dello sviluppo umano di Brofenbrenner, fondato sull’idea che la salute dell’individuo è il frutto dell’equilibrio tra molteplici dimensioni soggettive in rapporto interattivo con l’ambiente circostante.

Il benessere si caratterizza, quindi, per essere uno stato multicomponenziale, multidirezionale e multidimensionale. 

È multicomponenziale poiché insieme delle componenti biologica, psichica, sociale ed operativa della personalità umana.

È multidirezionale poiché cambia in senso verticale, nei diversi cicli della vita ed in senso orizzontale, nei diversi luoghi della vita.

È multidimensionale perché la sua percezione si trasforma sia sincronicamente, in concomitanza con un episodio particolare vissuto in un determinato momento della vita dell’individuo, sia diacronicamente, quando il processo di tensione al benessere è ricondotto ad un intervallo di tempo più lungo nella vita di un individuo.

   La prospettiva più generale in cui s’innesta la pedagogia del benessere  è quella di considerare la relazione di cura e di aiuto quali procedure non meramente assistenzialistiche, ma come particolari processi di comunicazione tesi a sviluppare l’autonomia delle persone coinvolte attraverso azioni di empowerment cognitivo,ovvero mettendo in atto una relazione che aiuti la persona a sviluppare la capacità di acquisire forza e potere nel determinare il proprio stato di benessere.

 Le relazioni di cura e di aiuto sono concepite come processi comunicativi tesi a sviluppare il self-help dei bambini coinvolti, cioè la loro capacità di auto-aiutarsi e sostenersi reciprocamente all’interno di un determinato gruppo-comunità che si riconosce per il tramite di un problema-bisogno comune e condiviso.

  Il concetto di benessere si trasforma, così, da “condizione” a “possibilità” ribaltando l’atteggiamento dei soggetti nei confronti della propria esistenza in termini autoformativi. Il bambino apprende a progettare il proprio benessere e, di conseguenza, a padroneggiare tutte le circostanza della propria vita collegate sia a stati di benessere che di malessere, a gestire i cambiamenti, a saper chiedere aiuto, ad acquisire strategie di coping (emotive, cognitive, comportamentali) per valutare nella cura di sé eventi, risposte date e loro effetti.

Appare necessario, dunque, pensare ad una professionalità composita in cui le diverse competenze psico-pedagogica, sociali, si integrino tra loro in una sintesi dinamica. 

  La pedagogia del benessere “insegna ad insegnare a star bene”, è un percorso educativo che mira ad innescare nei bambini il processo dell’ “imparare ad imparare a star bene”. In tale processo lo “star bene” diventa essenzialmente un “sentirsi bene” per vivere sempre di più e con maggiore consapevolezza la dimensione soggettiva della qualità della vita, intesa soprattutto come luogo di benessere.

 

 

 Artiterapie

 

L’arte assolve ad una funzione non solo estetica, di ricerca del bello in sé, ma altresì ad una funzione comunicativa (e partecipativa del vissuto emotivo), in cui risiede una possibilità di controllo e regolazione delle emozioni. 

Comunicare, e soprattutto comunicare le proprie emozioni, è uno dei bisogni primari dell’uomo. La comunicazione rappresenta il punto di contatto tra gli individui, è il mezzo usato dall’individuo per interagire con gli altri e per esprimersi. 

Il bisogno di comunicare nasce dall’esigenza evolutiva di conoscere tutto quello che è diverso e separato da sé. L’essere umano nel suo sviluppo crea un apparato complesso -il corpo, le parole, le immagini mentali- attraverso cui comunica direttamente o indirettamente, si relaziona all’altro,  apre il suo mondo ai tanti altri possibili, comprende e si lascia comprendere.

L’arte attinge le sue forme e i suoi linguaggi direttamente dal processo creativo. Questo permette fin nel bimbo l’esperienza di sé e la scoperta del mondo attraverso il gioco (Winnicott); esso promuove poi, nell’adulto, la capacità di interagire attivamente con l’ambiente e la possibilità di modificarlo.

Il Progetto tocca un’importante aspetto della formazione in età scolare, il tema dell’educazione alla salute, inteso nel senso degli effetti che l’arte ha sul proprio benessere laddove il concetto di salute è definito dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità come stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, e non semplice assenza di malattia. 

Il progetto si articola in un percorso teorico-esperienziale sviluppato in moduli e laboratori che si prefigge di superare preconcetti culturali e standard comunicativi precostituiti, nell’ottica secondo cui cultura è anche condivisione e apertura al contatto con l’altro.

Le arti-terapie nascono dalla peculiare capacità dell’arte di mediare tra mondo interno e mondo esterno, e di permettere, attraverso l’attivazione dei sensi, una  piena (e spesso primordiale) esperienza di sé. Tale intervento si presta ad essere un valido metodo educativo e pedagogico in quanto la mediazione dell’arte, del disegno e del gioco diventano per l’alunno, spesso incapace di elaborare ed esprimere compiutamente le proprie  emozioni, strumenti  di espressione dei propri vissuti emotivi. Esse infatti si fondano sulla funzione comunicativa che l’arte riveste in quanto espressione creativa dell’individuo, finalizzate al raggiungimento di un benessere psicofisico. 

L’idea fondante delle arti-terapie è basata sulla sostanziale coincidenza tra “processo creativo” e “processo terapeutico”(Postacchini).

L’arte diventa mezzo di espressione  attraverso cui veicolare diversamente emozioni e comportamenti come la rabbia, l’aggressività, il bullismo.

 

 

Teatroterapia

 

 

La teatroterapia è una forma di arteterapia di gruppo che utilizza le potenzialità del “gioco delle parti” per sostenere interventi di promozione del benessere, di educazione, di integrazione, di cambiamento e di riabilitazione. 

Le possibilità offerte dalla creazione e dall’interpretazione di ruoli permettono la sperimentazione di parti di sé inesplorate, danno luogo a comportamenti nuovi che, incidendo sulla capacità di adattamento all'ambiente, consentono di fronteggiare le situazioni critiche della vita, ritrovando un profondo contatto con se stessi. In tal modo, attraverso la messa in scena di parti profonde dell’identità individuale, la teatroterapia consente di superare periodi di disagio, di accedere alle proprie risorse interiori e ad esperienze di trasformazione, cura e guarigione. 

 

Tradizionalmente la teatroterapia viene definita la messa in scena dei propri vissuti, nel contesto di un gruppo, con il supporto di alcuni principi di presenza scenica che derivano dall’arte dell’attore (Orioli W., 2001).

 

Essa implica l’educazione alla sensorialità e alla percezione del proprio movimento corporeo e vocale; agisce attraverso la rappresentazione di personaggi extraquotidiani (principalmente improvvisati), ma implica un minuzioso lavoro pre-espressivo, che agisce sul risveglio del corpo e  sull'attivazione dell'energia creativa.

L’obiettivo di un incontro di teatroterapia è quello di rendere armonico il rapporto tra corpo, voce, mente nella relazione con l’altro, gli altri, sé stesso e la propria creatività interpretativa. Il lavoro su mente-corpo-azione, attraverso il contatto continuo col proprio corpo emotivo, consente l'esplorazione della mancata unità con se stesso e quindi il recupero della stessa.

In questo senso il teatro assolve alla funzione terapeutica, accogliendo dolcemente parti rifiutate della propria storia o di se stessi che possono essere rimesse in scena nella finzione e reintegrate nel proprio mondo interno, attraverso l'improvvisazione ed il recupero della spontaneità.

L’improvvisazione avviene solitamente in un gruppo dove i bambini  si conoscono  attraverso il lavoro. L’interazione in scena si costruisce su un'empatia con l’altro, gli altri e il luogo dove avviene l’azione. Queste condizioni creano uno scambio d’energia tra bimboattore e personaggio dove l’attore dona la sua forza al personaggio e questo fa fluire nuova energia all’attore.

I personaggi che emergono durante l’improvvisazione, sono proiezioni interpretative, parti di sé non quotidiane, subpersonalità che, unificate con la personalità centrale dell’attore, creano l’alchimia del possibile cambiamento.

Persona, personaggio e personalità hanno il potere di agire sul mondo fenomenologico e quindi anche sul mondo materiale. I personaggi emersi nelle improvvisazioni, non sono vere e proprie entità autonome e materiali, ma sono oggetti che trascendono la personalità. Non sono l’ombra junghiana, ma qualcosa che ha a che fare con le qualità più elevate dell’individuo. Il teatro diviene, in tal modo, un gioco di ruoli e di sensazioni che, attraverso l’interpretazione di storie reali o fittizie, consente di esplorarsi.

L’approccio teatroterapeutico consente altresì di agire quanto non può essere espresso a parole, delegando alla forza comunicativa del gesto la necessità ed il piacere liberatorio di raccontarsi e condividersi, lasciando emergere eventi vissuti nel passato, che possono essere simbolicamente ripercorsi e trasformati, stati emotivi del presente o possibilità future di essere, proiezioni di sé.

Inoltre, il setting protetto del gruppo permette di apprendere nuove reazioni cognitive e comportamentali nello sviluppo di un altro sé (che va ad integrarsi e ad arricchire l'identità unitaria della persona), in grado di fronteggiare quanto temuto o evitato. Attraverso il gioco della drammatizzazione ci si allena a comprendere e  a modificare le proprie reazioni disfunzionali in luogo della sperimentazione di nuove risposte psicofisiche adattive più efficienti.

Il gruppo diviene il contenitore necessario e indispensabile in cui  favorire la libera espressione di sé, la rinuncia al giudizio verbale e non verbale, un’autentica comunicazione interiore e una possibilità di relazionarsi con gli altri partecipanti.

 

Fiabaterapia

 

Premessa

 

“Una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva costituisce la base su cui sarà fondato il futuro dell’Europa. Migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione in tutta l’UE è una premessa d’importanza fondamentale per tutti e tre gli aspetti della crescita. In tale contesto, l’educazione e la cura della prima infanzia […] costituisce la base essenziale per il buon esito dell’apprendimento permanente, dell’integrazione sociale, dello sviluppo personale e della successiva occupabilità. Assumendo un ruolo complementare a quello centrale della famiglia, l’educazione e la cura dell’infanzia  ha un impatto profondo e duraturo che provvedimenti presi in fasi successive non sono in grado di conseguire. Le primissime esperienze dei bambini gettano le basi per ogni forma di apprendimento ulteriore. Se queste basi risultano solide sin dai primi anni, l’apprendimento successivo si rivelerà più efficace e diventerà più probabilmente permanente, con conseguente diminuzione del rischio dell’abbandono scolastico precoce e maggiore equità degli esiti sul piano dell’istruzione, e consentirà inoltre di ridurre i costi per la società in termini di spreco di talenti e spesa pubblica nei sistemi sociale, sanitario e persino giudiziario.” 

(Comunicazione della Commissione "Efficienza ed equità nei sistemi europei d'istruzione e formazione" COM (2006) 481)

 

Teatroterapia per i piccoli Crescere giocando

 

L’uso della teatroterapia in un contesto educativo e pedagogico rivolto all’infanzia è basato sull’utilizzo del gioco e dell’arte, in particolare del teatro, quali canali preferenziali per una sana formazione psico-fisica del minore. 

L’arte attinge le sue forme e i suoi linguaggi direttamente dal processo creativo. Questo permette nel bambino l’esperienza di sé e la scoperta del mondo attraverso il gioco (Winnicott), che nell’adulto di domani si manifesta come capacità di interagire attivamente  e creativamente con l’ambiente nella possibilità di modificarlo, di adeguarvisi più fluidamente, di riconoscere i propri e gli altrui bisogni, di sviluppare a pieno le proprie potenzialità di crescita e sviluppo. 

“Fare teatro” (jouer, spielen, play) significa di fatto “giocare” e attraverso il gioco dal bambino possiamo ottenere il massimo della spontaneità, della serietà e dell’impegno oltre che della catarsi. 

Nell'ambito della cura dell’infanzia, cura intesa come promozione del benessere del bambino, accompagnamento e presa in carico dei suoi bisogni affettivi e di crescita, la TEATROTERAPIA  costituisce uno degli strumenti possibili di approccio terapeutico, volto non a fornire diagnosi o guarigioni, ma ad accogliere e ad accompagnare la bambina o il bambino nella propria esperienza di vita, promuovendone maggiore autonomia e consapevolezza, apprendimento di competenze espressivo- relazionali e pratico-artistiche, nuove possibilità di essere insieme con gli altri nella ricerca di nuove e più efficaci modalità di comunicazione. Permette al bambino di agire da protagonista, di imparare ad esprimere le proprie idee, gli fornisce un’occasione di successo e di riscatto attraverso la dimostrazione della sua capacità di collaborare con altri per realizzare qualche cosa di concreto e condivisibile con le proprie figure di riferimento e col gruppo di pari.

 

 

Viaggiando tra le fiabe la fiaba come forma d’arte per  educare divertendosi

 

L’origine delle fiabe si perde nella notte dei tempi. Prima dell’introduzione della scrittura l’intero patrimonio culturale di un popolo si perpetuava per trasmissione orale. I vecchi del villaggio “raccontavano” ai giovani tutta la loro esperienza, e tutta l’esperienza dei loro padri e dei loro nonni. Trasmettevano così non solo il bagaglio di informazioni tecniche fino ad allora acquisito, ma anche quel complesso culturale fatto di credenze religiose, di pratiche rituali, di interpretazioni del mondo, che era stato lentamente elaborato nei secoli precedenti. Le fiabe trasmettono nello stesso tempo significati palesi e velati: parlano simultaneamente a tutti gli i livelli della personalità umana, comunicando in modo tale da raggiungere la mente ineducata del bambino nonché quella del sofisticato adulto.

La fiaba conserva in sé questo potere magico, quasi sacro, inerente la trasmissione del sapere, sapere di vita, in quanto reca importanti messaggi alla mente conscia, preconscia e subconscia a qualsiasi livello ciascuna di esse sia funzionante in quel momento. Le fiabe si occupano dei problemi umani universali, soprattutto di quelli che preoccupano la mente del bambino, e quindi parlano al suo Io in boccio e ne incoraggiano lo sviluppo arricchendo la sua vita interiore. Le storie infatti iniziano proprio dal punto in cui il bambino realmente si trova nel suo essere psicologico ed emotivo. Ma la fiaba non potrebbe esercitare il suo impatto psicologico sul bambino se non fosse in primo luogo e soprattutto un’opera d’arte. Le fiabe sono uniche, non solo come forma di letteratura ma anche come opere d’arte che sono totalmente comprensibili per bambino come non lo è nessun’altra forma d’arte. Come avviene per tutta la grande arte, il significato più profondo della fiaba è diverso per ciascuna persona, e diverso per la stessa persona in momenti differenti della sua vita. Il bambino trae un significato diverso dalla stessa fiaba a seconda dei suoi interessi e dei suoi bisogni del momento.

La fiaba, mentre intrattiene il bambino, gli permette di conoscersi e favorisce lo sviluppo della sua personalità, accompagnandolo nei diversi momenti critici della crescita, soprattutto dal punto di vista emozionale, predominante fino all’adolescenza, fino a quando lo sviluppo di capacità cognitive si affina così da permettere capacità critiche e riflessive più acute rispetto al mondo.

Per poter risolvere i problemi psicologici del processo di crescita – superando delusioni narcisistiche, dilemmi edipici, rivalità fraterne, riuscendo ad abbandonare dipendenze infantili, conseguendo il senso della propria individualità e del proprio valore – un bambino deve comprendere quanto avviene nella sua individualità, imparando a decifrare il proprio mondo emotivo per giungere alla conoscenza di sé e delle proprie capacità di affrontare se stesso per essere ben equipaggiato lungo l’impervio cammino della crescita. Le fiabe offrono la possibilità di meditare, elaborare e fantasticare le proprie esperienze, alla ricerca di una soluzione creativa, in risposta alle angosce, alle preoccupazioni, alle pressioni interiori che impellano dall’inconscio. La fiabe rappresenta in forma fantastica – e quindi intellegibile per il bambino – in che cosa consiste il processo del sano sviluppo umano, rendendo questa esperienza, di sviluppo e crescita, attraente per il bambino. Questo inizia con la resistenza ai genitori e con la paura di crescere, e termina quando il giovane ha realmente trovato se stesso, ha raggiunto l’indipendenza psicologica e la maturità morale e non vede più l’altro sesso come minaccioso o demoniaco, ma è capace di entrare positivamente in relazione con esso. Le fiabe apportano un grande contributo in termini psicologici alla crescita del bambino proprio perché i temi trattati sono motivi percepiti come meravigliosi dal bambino che si sente compreso e apprezzato fin nel profondo dei suoi sentimenti, speranze e ansie, senza che essi debbano essere trascinati alla superficie ed esaminati alla cruda luce della razionalità, che è ancora al di là della sua portata.

 

Processo di identificazione: l’eroe

La forma e la struttura delle fiabe incoraggiano, nella semplicità e naturalità del racconto, un processo di identificazione immediato, non filtrato, per chi legge e chi usufruisce della lettura, offrendo soluzioni, modelli positivi a cui aderire, strategie di comportamento, civile e morale, laddove chiara è la differenza tra bene e male, tra conseguenze positive e negative rispetto alle scelte dei personaggi e alla condotta di ciascuno. Nelle fiabe la persona cattiva è sempre perdente, al contrario dell’eroe che risulta essere più attraente per il bambino, che si identifica con lui in tutte le sue lotte. Grazie a quest’identificazione, il bambino immagina di sopportare con l’eroe prove e tribolazioni, e trionfa con lui quando la virtù coglie la vittoria. Il bambino compie queste identificazioni da solo, e le lotte interiori e col mondo esterno dell’eroe istillano in lui il senso morale. Attraverso la fiaba la realtà, anche quella parte di essa sconveniente che pure ci appartiene, diventa più facilmente decifrabile, comprensibile. Le fiabe ci insegnano che solo lottando coraggiosamente contro quelle che sembrano difficoltà insuperabili l’uomo può riuscire a trovare un significato alla sua esistenza. Il messaggio che le fiabe vogliono comunicarci è proprio questo: che una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, è una parte intrinseca dell’esistenza umana, che soltanto chi non si ritrae intimorito ma affronta risolutamente avversità inaspettate e spesso immeritate può superare tutti gli ostacoli e alla fine uscire vittorioso. Come i protagonisti e gli eroi delle storie che dopo mille avversità sono ripagati della tenacia e del coraggio che hanno saputo dimostrare. Oggigiorno i bambini non crescono più nella sicurezza di una famiglia allargata, o di una comunità ben integrata. E’ perciò importante ancor più che ai tempi in cui furono inventate le fiabe, fornire al bambino moderno immagini di eroi che devono uscire da soli  nel mondo e che, benché originariamente all’oscuro delle cose ultime, trovano luoghi sicuri nel mondo seguendo la loro giusta via con profonda fiducia interiore. L’eroe delle fiabe agisce per un certo tempo nell’isolamento, così come il bambino moderno si sente spesso isolato. L’eroe viene aiutato dal fatto di essere in contatto con cose primitive – un albero, un animale, la natura – così come il bambino si sente più in contatto con esse della maggior parte degli adulti. Le storie di questi eroi convince il bambino che, come loro, può sentirsi emarginato e abbandonato nel mondo, brancolante nel buoi, ma, come loro, nel corso della vita verrà guidato in ogni suo passo e otterrà aiuto quando ne avrà bisogno. Oggi ancor più che in passato il bambino ha bisogno della rassicurazione offerta dall’immagine dell’uomo isolato che malgrado ciò è in grado di stringere relazioni significative e compensatrici col mondo che lo circonda.

 

Finalità

 

Il progetto “Viaggiando tra le fiabe” si rivolge ai bambini della scuola infanzia e primaria, particolarmente adatto agli alunni delle classi prime, seconde e terze, come intervento preventivo ed educativo, per favorire l’adattamento del minore all’impegno scolastico, sostenerlo nell’acquisizione delle nuove abilità e competenze, contribuendo in tal modo all’adempimento dei compiti evolutivi cui è chiamato. E’ un progetto di teatroterapia, dove il teatro è al servizio del processo evolutivo del minore attraverso l’uso delle fiabe, quale forma d’arte intellegibile ed emotivamente vicina al vissuto dei più piccoli.

“Viaggiando tra le fiabe” è un laboratorio di teatro, arte e fiabe, che vede l’integrazione di diverse tecniche e forme artistico espressive, risponde al bisogno fisico del minore di sperimentare e conoscere il proprio corpo psicofisico, proponendo spazi di immaginazione ed elaborazione emotiva, accompagna il minore nella crescita col gruppo di pari, offre opportunità di integrazione, aggregazione e socializzazione nel gruppo classe, di comunicazione ed espressione diverse, alla portata di tutti i bambini, soprattutto di quelli che risultano essere più problematici o svantaggiati, per i più disparati motivi, nell’ambito del gruppo classe, che ne esce così coeso e integrato. Non da ultimo permette al bambino, motivato ed entusiasmato dal mondo fantastico fiabesco, di applicarsi nell’acquisizione di abilità pratiche ed intellettive, tagliare, colorare, incollare, leggere, sviluppando memoria, sicurezza e competenza a sostegno del buon rendimento scolastico.

 

Obiettivi generali

 

Attraverso la fiaba, il bambino è accompagnato a raggiungere la maturazione interiore, intellettiva, affettiva ed emotiva trovando riscontro al proprio stato d’animo che preme più in quel momento, ad esempio la paura di essere abbandonato, la gelosia, l’angoscia di morte, la rabbia verso i genitori, il senso di inadeguatezza, la paura di crescere, ecc.. In questo modo si aiuta il bambino a capire cosa sta provando in quel momento e perché, dando un significato e un valore alle sue emozioni, stimolandone l’immaginazione, aiutandolo a sviluppare l’intelletto e a chiarire le proprie emozioni attraverso i personaggi, buoni e cattivi, che abitano il mondo delle fiabe. In questo modo la fiaba è in grado di raccogliere e armonizzare ansie e aspirazioni, riconoscendo appieno le difficoltà e nel contempo suggerire soluzioni ai problemi che lo turbano. In breve essa tocca contemporaneamente tutti gli aspetti della sua personalità, e questo senza mai sminuire la gravità delle difficoltà che affliggono il bambino, anzi prendendone pienamente atto e nel contempo promuovendone la fiducia in se stessa e nel suo futuro.

La fiaba dunque ha un importante valore educativo e terapeutico. Educativo perché induce il bambino ad accostarsi alla realtà, osservando ciò che accade senza sbilanciarsi troppo. Terapeutico perché attraverso l’osservazione creativa della realtà il bambino sperimenta emozioni nuove, o familiari, mantenendo la giusta distanza che lo aiuta a rafforzare la propria identità. Questo è possibile poiché la fiaba dà risalto e valore alle risorse personali sia a livello individuale che relazionale. Nelle fiabe viene data molta importanza alla capacità del singolo nell’affrontare i problemi che la vita pone, dando anche risalto alle persone a lui vicine, spesso si tratta di amici, compagni, precettori, maghi che non di frequente sono i genitori. 

 

 

Pedagogia Circense

 

“Kék Cirkusz”

IL CIRCO AZZURRO

 

 

Il circo sociale è un concetto nuovo in Italia. Con il termine circo sociale si fa riferimento ad una metodologia che utilizza le arti circensi come mezzo per la diffusione del benessere sociale. Il circo sociale è quindi un mezzo di intervento sociale. Tale approccio è volto a lavorare con giovani a rischio o socialmente emarginati, utilizzando strumenti pedagogici alternativi.

 

METODOLOGIA

 

Il circo sociale utilizza un approccio dinamico basato sull'arte-educazione. 

 

L'arteeducazione si inserisce nel più ampio concetto dell'educazione informale, la quale comprende tutti quei processi che si presentano fuori dell'ambito scolastico, e riveste un ruolo fondamentale nell'odierno contesto sociale globale. “L'aspetto ludico permea l'intera concezione di arte educazione e si mescola al fascino delle discipline circensi.

Combinare l'apprendimento e il processo educativo con il gioco e il divertimento sicuramente è un punto importante per poter supportare un certo desiderio di dare continuità all'esperienza. Specialmente per quanto riguarda minori in situazione di rischio sociale (che a volte hanno avuto esperienze precoci che hanno proibito loro di dare il giusto spazio al gioco) il presentare un programma educativo come un momento ludico e divertente è fondamentale

.                                                                                               

Il circo sociale riconosce nell'arte un potente agente per la formazione dei giovani a rischio. L'arte diventa quindi non esclusivamente il fine, ma il mezzo che si trasforma in un veicolo di trasmissione di saperi . Questo è un mezzo privilegiato, in quanto possiede un potere affascinante, il quale stimola nel giovane curiosità, sensibilità ed anche spirito critico e creativo. L'arte crea la base per una migliore comprensione di nuove esperienze, spesso non raggiungibile attraverso un semplice passaggio di concetti verbali che non sono legati alle emozioni della persona.

Attraverso il fare arte si impara ad esprimersi e ad interagire meglio con il mondo circostante. L'arte si rivela un efficace metodo di inclusione sociale e di educazione contro la violenza. Parte fondamentale delle teorie sull'arte-educazione si basa sull'importanza della tecnica corporale nello sviluppo della persona, le tecniche circensi sono tecniche che mettono in moto il corpo, “esiste una diretta influenza dell'attività fisica e corporea nella formazione di un individuo. L'insegnamento di tecniche corporali infatti, concorre allo sviluppo della personalità, sviluppando capacità e abilità indispensabili al processo di apprendimento. Movimento e pensiero sono indissociabili, nel momento in cui si sviluppa il “fare”, si sblocca allo stesso tempo il pensiero, che a sua volta mette in moto il movimento” .

 

Yoga della risata

 

Genesi dello Yoga della Risata

La nascita dello yoga della risata assume forma aneddotica nel racconto che ne fa il suo ideatore, il dott. Madan Kataria

Alle 4 del mattino del 13 marzo 1995, il dott. Kataria, medico e gelotologo che ben conosceva la vasta letteratura scientifica che descrive i benefici della risata sulla mente umana e sul corpo, rifletteva nel suo salotto, a Mombai, sulla necessità di applicare praticamente queste teorie. E si pose una domanda: « Se la risata fa così bene, perché non attivare un centro della risata, un Laughter Club? »

Alle 7 uscì e si recò al parco pubblico dove iniziò a discutere della sua idea con le persone che incontrò durante la sua passeggiata, proponendo la creazione di un Laughter Club La reazione della gente, come spesso succede davanti ad idee innovative ed originali, fu di divertito scietticismo e non mancò chi pensò che fosse “uscito di testa”, come lui stesso racconta

Ciononostante, delle circa quattrocento persone che avvicinò nel parco, riuscì a coinvolgerne quattro nel suo progetto.

In seguito, con il progredire dell’esperimento e dell’evidenza positiva dei risultati, altre persone iniziarono ad interessarsi più attentamente all’idea

All’inizio i partecipanti erano per la maggior parte uomini intorno ai quarant’anni, ma vi erano anche donne e bambini, che si ponevano in circolo raccontando ognuno una storia divertente; questo metodo fu adottato per circa quindici giorni, poi le barzellette iniziarono a scarseggiare e fu evidente che per poter ridere tutti i giorni non si sarebbe potuto fare affidamento su una quantità illimitata di barzellette

Come ridere senza barzellette

La prima difficoltà che i membri del neonato Laughter Club dovettero affrontare fu quella,    per la maggior parte di essi, di ridere senza motivo.

Il dott. Kataria capì che era necessaria una tecnica che aiutasse le persone a ridere superando le proprie inibizioni e la timidezza, e constatò che più il gruppo dei partecipanti era numeroso, maggiore era la facilità con cui si riusciva a ridere in modo disinibito

Le sessioni di risata iniziavano con un esercizio di respirazione: si allungavano le braccia verso il cielo (posizione ideale per ridurre le inibizioni) inspirando profondamente, quindi si espirava. Questo esercizio respiratorio è simile al Pranayama della pratica Yoga, ed aiuta ad aumentare la capacità dei polmoni nel sostenere la risata

Successivamente si passava ad esercizi di vocalizzazione (Ho-Ho, Ha-Ha-Ha), aumentandone progressivamente il ritmo e concludendo ogni tipo con una bella risata. Ogni tipo di risata durava 20-30 secondi circa. Gli esercizi di vocalizzazione Ho-Ho, Ha-Ha, come nell’esercizio Kaphalbhati dello yoga tradizionale, sviluppano un movimento ritmico del diaframma e dei muscoli addominali che favorisce l’immissione d’aria per attivare la risata

Quando un folto gruppo di persone vocalizza Ho-Ho, Ha-Ha-Ha, l’atmosfera si carica di risate e tutte le inibizioni dei membri del gruppo vengono rimosse.

Dopo il periodo iniziale, i tipi di risata sono diventati più numerosi: la risata a bocca aperta, la risata senza suono con le labbra chiuse, la risata lunga un metro, ecc.

Lo Yoga della Risata nella Scuola

I ragazzi oggi ridono meno che in passato a causa dell’ambiente in cui vivono e degli stimoli, spesso negativi, che ricevono attraverso i media: aggressività e violenza sono tra i principali messaggi che vengono trasmessi ai giovani, ed anche all’interno del nucleo familiare la comunicazione è spesso in parte, o del tutto, assente.

L’esercizio quotidiano della risata, oltre ai benefici fisici, aiuta a mantenere nei ragazzi un atteggiamento ludico che favorisce la creatività, aiutandoli ad affrontare le sfide quotidiane, a gestire le emozioni, ad imparare a vivere in modo più sensibile, comunicativo e gioioso.

 

L’esperienza nelle scuole indiane

Il dott. Madan Kataria ha inizialmente tenuto sessioni dimostrative di Yoga della Risata in alcune scuole indiane, e gli ottimi risultati hanno indotto molte insegnanti ad integrare alcune tecniche di risata nelle attività scolastiche da loro svolte. Attualmente si stanno studiando i dati raccolti in India circa l’applicazione di questi metodi a scopo pedagogico, al fine di elaborarli scientificamente.

Il dott. Kataria sostiene che l’avversione dimostrata verso la proposta di utilizzare la sessione della risata durante l’orario scolastico è sicuramente frutto di una incomprensione di base, in quanto si pensa che far ridere i bambini possa renderli più indisciplinati. Ma se consideriamo la sessione di YdR come un autentico esercizio di yoga, correttamente strutturato ed eseguito da insegnanti preparati, la sua applicazione nelle scuole darà sicuramente buoni risultati

Per l’inserimento di progetti di YdR nelle scuole è fondamentale che le figure scolastiche principali, come presidi ed insegnanti, apprendano e sperimentino il metodo per poterne apprezzare e trasmettere le benefiche potenzialità

Chissà se il Ministero della Pubblica Istruzione non metta presto nei programmi di aggiornamento per il suo personale anche la partecipazione alle sessioni di risate!

MUSICOTERAPIA

 

Musicoterapia e bambini

Il suono, la musica ed il ritmo sono arte e scienza a cui l'uomo ricorre da millenni a scopi terapeutici, grazie alla capacità di influire positivamente sia nel fisico che nella psiche. Il grembo materno (la nostra prima orchestra), è il primo contenitore emotivo-affettivo, dove il bambino sperimenta il piacere di esistere ed il compiacimento, grazie al dialogo emo-tono-fonico (emotivo, tonico muscolare, vocale) con la madre.

Questo è il luogo dove ogni essere umano impara a muoversi, vivere, crescere, ma sopratutto ad ascoltare e memorizzare. Nel grembo materno infatti il feto viene avvolto dal calore del liquido amniotico, che veicola tutti i suoni e le emos-azioni": il battito cardiaco, la respirazione, i timbri viscerali, quelli vocali e le tensioni muscolari dovute alla gioia ed alla tristezza, vengono memorizzate sulla pelle e nella psiche.

 

Cos'è la musicoterapia?

La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un clienteo un gruppo,un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione ed altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive." (Federazione mondiale di musicoterapia).

Si tratta di un approccio interdisciplinare, che utilizza tutti i canali espressivi verbali e non verbali, ed ha come obiettivo quello di stimolare e valorizzare ogni forma espressivo-cominicativa  grazie ad elementi imprescindibili quali: suono, movimento, ritmo, canto, manipolazione, segno grafico, colore, voce, emozione e gesto.

 

Musicoterapia: quando è indicata?

La musicoterapia è una disciplina della comunicazione e dell'espressione, grazie alla quale la persona (bambino, adulto, anziano) ha la possibilità di comunicare e manifestare la propria creatività, secondo il proprio modo unico di essere. Oggi vi è sicuramente un'attenzione maggiore rispetto alle patologie e alla qualità della vita; questo accade anche per quelli che sono i problemi e le difficoltà che talvolta emergono nei bambini all'interno degli ambiti scolastici (asili nido, scuole materne, scuole dell'obbligo).

Alla base di qualsiasi strategia d'intervento è sicuramente necessario avvalersi di un supporto medico specialistico (psicologo, logopedista, neuropsichiatra) in modo da formulare una diagnosi, prevenire e trovare le giuste strategie.

Parallelamente, la musicoterapia, interviene fornendo un valido sostegno nei casi di:

  • Disturbi del linguaggio e di comunicazione
  • Disturbi specifici di apprendimento
  • Iperattività
  • Disturbi dell'attenzione e della concentrazione ed in tutti i casi di patologie, handicap e sindromi varie del bambino, dell'adulto e dell'anziano.

 

Musicoterapia: come agisce?

Oltre la parola esiste il linguaggio del corpo, del ritmo, ma soprattutto quello delle emozioni che sollecitano la persona all'espressione e  alla conoscenza di sé. all'interno dei laboratori di musicoterapia si utilizzano tutti i canali espressivi per dare la possibilità al bambino di manifestare la propria creatività secondo il suo modo personale e unico di comunicare.

In particolare per stimolare ed approfondire la comunicazione nel gruppo e nelle attività individuali, vengono proposte attività ritmico-sonore  per esplorare il proprio ritmo, sintonizzarlo con gli altri e con l'ambiente.

Pertanto il compito del musicoterapeuta è quello di interagire, con la persona per accrescere la consapevolezza del proprio linguaggio corporeo; il suo lavoro avviene mediante attività vocali e melodico-strumentali per liberare le emozioni e creare un dialogo ritmico-sonoro, un linguaggio non verbale; infatti, è riconosciuto da sempre come una fondamentale modalità di comunicazione, che diventa un indispensabile strumento per garantire l'evoluzione nei rapporti di socializzazione.

Il bambino dunque, indipendentemente dalla patologia, si sente accolto, ascoltato, compreso, valorizzato, ma soprattutto non sottoposto alla richiesta di prestazioni, grazie a un lavoro individuale o di gruppo mirato ad unire corpo, musica e movimento, dove ognuno entra in contatto con le proprie emozioni ed espressioni, aprendosi, comunicando con il gruppo, affinché egli si ponga in ascolto e desideri essere parte protagonista del suo agire.

 

L'attività ludica svolge un ruolo primario nella crescita psicofisica dei bambini. Il gioco è un esigenza istintuale che, al pari di altre attività (es. lo sport), rappresenta un bisogno essenziale dell’infanzia, finalizzato al raggiungimento delle prime conquiste culturali e psicologiche. La musicoterapia si avvale del gioco, quale strumento di diagnosi e cura del bambino, al fine di modulare, recuperare e sviluppare competenze fisiche e psichiche.

Giocare infatti, significa muoversi in modo coordinato nello spazio (schemi motori), immaginare situazioni e trovare soluzioni (problem solving), interagire con altri compagni, imparando a gestire sentimenti e relazioni fatte di complicità e solidarietà ma anche di opposizioni e a volte, frustrazioni.

Gioco e Musica

I giochi proposti in musicoterapia richiedono situazioni quali correre, schivare o cambi direzionali; chiedono anche di trovare soluzioni a quesiti di natura logico/matematica.

Esistono poi giochi deputati ad indagare difficoltà di apprendimento o relazionali che non sempre derivano da un evidente danno organico, ma bensì, fondano le proprie radici in un contesto familiare o sociale disfunzionale.

 

Anche la deprivazione affettiva può essere causa di disagio e sfociare in una gamma di comportamenti che vanno dalla sottomissione all'aggressività, dall'atteggiamento passivo alla rabbia, dalla superiorità alla frustrazione.

 

Identità Sonora Individuale

Ogni bambino porta in sé il proprio ISO (identità sonora), che è assolutamente esclusivo (un po' come le impronte digitali); per questa ragione, i laboratori procedono in modo individuale ed unico; ogni incontro ha il proprio ritmo, la propria dinamica, il proprio tempo. Verranno quindi utilizzati strumenti, giochi e musiche in funzione delle esigenze contingenti. Il punto di partenza è l'osservazione e l'ascolto: una sorta di quadro tridimensionale (sonoro/formale/temporale) una mappatura e uno storico del bambino che evolve e si modella durante il percorso ludicoeducativo.

Le possibilità con le quali si può giungere al "nucleo" del bambino sono numerose e l'efficacia del progetto, è direttamente proporzionale alla qualità della relazione che si instaura tra bambino e terapeuta.

 

Tecniche musicoterapiche utilizzate:

libera improvvisazione

improvvisazione a tema

gioco di ruolo

giochi di socializzazione

ORTIAMO

ll progetto ortiamo vuole proporsi come un’attività nella quale i bambini vengono stimolati ad utilizzare i propri sensi per mettersi in “contatto con la natura” e sviluppare abilità diverse, quali l’esplorazione, l’osservazione e la manipolazione.


L’attività manuale all’aperto, come la realizzazione dell’orto, la coltivazione di piante aromatiche e di fiori, dà la possibilità al bambino di sperimentare in prima persona gesti e operazioni e osservare che cosa succede attraverso l’esperienza diretta, acquisendo le basi del metodo scientifico.


FINALITA’
Accostare il bambino al gusto di esplorare e di scoprire l’ambiente utilizzando i cinque sensi, affinando in lui abilità ed atteggiamenti di tipo scientifico come: la curiosità, lo stimolo ad esplorare, il gusto della scoperta.


OBIETTIVI

  • Manipolare ed utilizzare materiali naturali (acqua, terra, sabbia, semi, bulbi);
  • Seminare;
  • Eseguire alcune fasi della coltivazione (preparare il terreno, semina, raccolta);
  • Imparare ad amare e rispettare l’ambiente naturale;
  • Confrontare diverse varietà di vegetali;
  • Cogliere uguaglianze e differenze tra semi, piante ed altri elementi utilizzati;
  • Misurare, quantificare, ordinare in serie;
  • Formulare ipotesi su fenomeni osservati;
  • Confrontare risultati con ipotesi fatte;
  • Conoscere alcune parti del fiore, pianta e foglia;
  • Sperimentare ed osservare i fenomeni di trasformazione degli elementi naturali ( seme, farine, cibo).